Da un po’ di tempo i nostri ragazzi di Impronta, ben guidati, avevano cominciato a produrre pane, biscotti, pasta, grissini. La cosa fino ad oggi era andata, anzi alcune cose (sbreghette con le olive, pane con le noci e i cavatelli) erano state considerate da chi le assaggiava un prodotto d’eccellenza e fornivano il ristorantino Eppertè di riva San Domenico e i punti ristoro in alcune scuole.
Ma ora c’è questa opportunità di una grande struttura dismessa nell’area verde di Borgo San Giovanni. È questa una zona che parla da sè; è la strada dell’educazione a partire dalla scuola dell’infanzia Carmenni Baldo che abbiamo proprio davanti, con il bel monumento dedicato al professor Felice Casson, poco prima del ponte in legno di Baden Powell. Sulla stessa strada insistono la media Olivi e la scuola elementare Chiereghin continuando poi dopo la curva segnata dal verde con il gastronomico SanDonà e il tecnico Righi. Quanti nomi, quante belle storie di uomini e donne che hanno lasciato un loro segno soprattutto nell’arte dell’educazione.
Su ciascuno di loro ci vorrebbe una lezione. Già questa estate una nostra èquipe di Egolabor ha preso in mano questa vecchia costruzione in calcestruzzo e ne ha cambiato i connotati.
Ora c’è un importante spazio dove infarinare impastare, infornare i nostri prodotti. Abbiamo voluto prendere sul serio, dare dignità al passatempo di alcuni nostri ragazzi rendendolo lavoro a tutti gli effetti.
I ragazzi, una decina qui a rotazione, hanno capito che stavolta si fa sul serio nelle attrezzature di prim’ordine, nella precisione dei gesti della Dottoressa Elisa capace di infarinarsi e impastarsi con loro perché non c’è alternativa all’imparare se non facendo assieme… Così Elisa, che è la nostra psicologa sul campo, ha deciso di far lievitare attorno a sé dei tipi umani, accompagnandoli ad acquisire la stoffa del lavoro, quello vero che genera bellezza. Qui si acquisiranno i primi elementi fondamentali: l’ordine, la pulizia e, per come mi hanno accolto immediatamente dandomi i soprascarpe da indossare, direi che le cose sono chiare fin da subito anche ad un ignaro visitatore.
Lara e Ida, le due donne che guidano questo processo trasformativo mi illustrano i vari macchinari: il grande frigo, l’abbattitore, il congelatore, i forni, la impastatrice, le planetarie. Davanti al laboratorio c’è un piccolo spazio bar che servirà per l’esposizione dei nostri prodotti e per mangiare quando si è di turno. Non mancano gli spogliatoi e un capiente magazzino.
Qualcuno s’è già messo a scuola di Elisa, e Silvia e Vincenzo in particolare presto potranno essere altri nuovi punti di ripartenza di questo luogo recuperato perché questa è la caratteristica del lavoro con i nostri ragazzi di Impronta. Luoghi recuperati, persone recuperate che possono generare a loro volta perché non si è mai così piccoli da non poter generare cose grandi.
Assieme al parco che dovrà essere tenuto in ordine e rappresenta un piccolo polmone verde di questa zona, questo laboratorio gioiello rappresenta la continuità con il mondo dell’educazione sopra narrato. Perché l’educazione serve per uscire in campo aperto, per provare a fare con le proprie mani, assieme ad altri, guadagnando con il sudore della propria fronte il pane quotidiano.
Forza Impronta !